Confronto sindrome del dolore miofasciale e fibromialgia

Un confronto tra la manifestazione clinica e la fisiopatologia della sindrome del dolore miofasciale e della fibromialgia: implicazioni per la diagnosi differenziale e la gestione.

Due forme prominenti di disturbi del dolore muscoloscheletrico cronico sono la fibromialgia (FM) e la sindrome del dolore miofasciale (MPS). La diagnosi del dolore muscoloscheletrico cronico è un importante problema clinico, poiché la sindrome del dolore miofasciale viene spesso confusa con la fibromialgia.

PUNTI TRIGGER

La distinzione tra le due diagnosi dipende in gran parte dall’identificazione di punti specifici chiamati “punti trigger miofasciali”. Tuttavia, attualmente non esiste un protocollo diagnostico standard per MPS.

Pertanto, lo sviluppo di criteri diagnostici basati su meccanismi sensibili e affidabili è fondamentale.

 

FISIOPATOLOGIA DELLA SINDROME DEL DOLORE MIOFASCIALE

L’eziologia e la fisiopatologia della MPS sono ancora poco conosciute. L’attuale consenso prevalente tra i professionisti è che la MPS è caratterizzata dall’espressione di un dolore muscolare distribuito in regioni associate alla manifestazione del dolore e di regioni palpabili ipersensibili. Queste zone sono conosciute come un punto trigger miofasciale (MTrP).

Secondo questo studio, si formano all’interno della regione della piastra terminale del muscolo e si ritiene che la loro fisiopatologia sia iniziata da lesioni locali, da micro-traumi. Le lesioni locali portano ad un eccessivo rilascio di acetilcolina e al conseguente aumento dell’attività della placca motrice per mediare la manifestazione di un locus discreto, palpabile, iperirritabile all’interno del muscolo periferico.

La contrazione persistente porta a una cascata di risposte biochimiche, incluso il rilascio di componenti vasoattivi e fattori infiammatori come la bradichinina, che contribuiscono all’espressione del dolore muscolare localizzato.

FIBROMIALGIA E SINDROME MIOFASCIALE

FM e MPS sono le due forme più comuni di dolore muscoloscheletrico cronico ed in genere rispondono a protocolli di trattamento specifici.

La MPS viene spesso gestita in modo conservativo usando la terapia manuale e fisica, oltre all’esercizio fisico; mentre, al contrario, la FM viene gestita utilizzando una strategia multidisciplinare che può includere la terapia cognitivo-comportamentale e gli interventi farmaceutici che possono includere antidepressivi triciclici o inibitori della serotonina.

Garantire una diagnosi coerente e affidabile tra professionisti e specialisti accelererebbe l’erogazione di un trattamento appropriato e accelererebbe il recupero dei pazienti.

Il trattamento chiropratico ha dimostrato di essere un approccio importante alla gestione economica delle condizioni di dolore muscoloscheletrico cronico.


La fisiopatologia e la manifestazione clinica rappresentano una sfida attuale nella differenziazione clinica di MPS da FM.

Attualmente per la diagnosi di FM o MPS si utilizza l’identificazione differenziale di TP o MTrP attraverso la palpazione manuale; tuttavia, la ricerca ha dimostrato che ciò non è affidabile e non dovrebbe essere considerato come l’unico criterio diagnostico differenziale. Questo studio sottolinea l’urgente necessità di ricerca nel campo del dolore muscoloscheletrico per far progredire l’affidabilità della FM differenziata da MPS.

Considerando l’invecchiamento demografico, il dolore muscoloscheletrico cronico è destinato a diventare la più grande sfida della salute in futuro.

La chiropratica svolge un ruolo importante nella gestione quotidiana continua del dolore muscoloscheletrico cronico. L’avanzamento della sensibilità e della specificità diagnostica consentirà ai chiropratici e a tutti gli specialisti che gestiscono il dolore muscolo-scheletrico cronico, di migliorare l’accuratezza diagnostica, ridurre il trattamento inappropriato e, infine, migliorare gli esiti dei pazienti e la qualità della vita.